Maria Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana, è stata arrestata al termine di una manifestazione contro il regime di Nicolás Maduro a Caracas. La politica, uscita dalla clandestinità per partecipare ai cortei anti-governativi, è stata intercettata da agenti armati del chavismo che avrebbero anche aperto il fuoco contro il suo gruppo. Secondo quanto riportato dal suo partito, Vente Venezuela, Machado è stata bloccata e arrestata dopo un incidente con la moto su cui viaggiava, con il conducente che avrebbe perso il controllo del veicolo.
La reazione internazionale non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha chiesto la sua "liberazione immediata", denunciando la repressione illegittima del regime di Maduro, che secondo lui ha perso legittimità dopo le elezioni. Tajani ha anche espresso solidarietà a chi lotta per la libertà e la democrazia in Venezuela.
Un arresto che arriva in un clima di forte tensione
Poco prima della sua detenzione, Machado aveva preso la parola in un comizio improvvisato, cantando l’inno nazionale venezuelano davanti a circa 700 persone. Il suo intervento è avvenuto a pochi passi da una pesante presenza di forze di polizia e da gruppi di sostenitori chavisti armati.
La detenzione della leader dell'opposizione si inserisce in un periodo di alta tensione politica in Venezuela, alla vigilia dell'insediamento di Maduro per un terzo mandato consecutivo, che avverrà in una cerimonia ad alto rischio. La situazione politica è sempre più incerta, con l’opposizione che lavora su un "piano B" per creare una presidenza parallela all’estero, guidata dal candidato Edmundo González Urrutia, riconosciuto come presidente eletto da numerosi Paesi internazionali.
Proteste e violazioni dei diritti umani
In tutto il Paese si stanno intensificando le mobilitazioni, con manifestazioni sia da parte del chavismo che dell’opposizione. Quest’ultima ha organizzato cortei pacifici, ma in alcune zone come Maracay e Carabobo ci sono stati scontri con le forze dell'ordine, che hanno usato gas lacrimogeni contro i manifestanti.
Parallelamente, l’ondata di arresti di attivisti e la sparizione di giornalisti anti-regime continuano a preoccupare la comunità internazionale, con l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Turk, che ha espresso "profonda preoccupazione" per la situazione.
Il conflitto per la presidenza
La presidenza venezuelana è ora contesa da due schieramenti. Da un lato c’è Maduro, che si proclama vincitore delle elezioni senza aver presentato i verbali ufficiali, e che ha dichiarato di essere disposto a mantenere il potere "a costo della vita". Dall'altro lato, c’è González Urrutia, riconosciuto come il vero vincitore delle elezioni del 28 luglio 2024 dalla comunità internazionale, ma osteggiato dal regime per presunti brogli elettorali. González Urrutia, che ha ricevuto asilo dalla Spagna, continua a ricevere il sostegno di diversi Paesi latinoamericani, compresi Stati Uniti e Canada, mentre si prepara a una possibile dichiarazione di un "governo provvisorio" all’estero.
Nonostante il crescente sostegno internazionale per Urrutia, il regime di Maduro non sembra preoccupato. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, ha fatto distribuire volantini con la scritta "ricercato", con le immagini di alcuni ex leader latinoamericani accusati di sostenere l’opposizione venezuelana e definiti "criminali" e "invasori".