Le indagini sulla tragica morte di Artan Kaja, un uomo di 52 anni trovato privo di vita la sera di martedì 7 gennaio all’interno del magazzino della cartiera Smurfit Kappa a Capannori, hanno preso una piega decisiva. I carabinieri hanno confermato che l’uomo è stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco, scartando le ipotesi iniziali. Un sospettato è stato posto in stato di fermo con l’accusa di omicidio.
In un primo momento, gli inquirenti avevano valutato la possibilità di un incidente sul lavoro, forse causato da una caduta dall’alto, o di un malore improvviso. Tuttavia, nuovi elementi emersi nel corso delle indagini hanno portato a un cambiamento di rotta, confermando che si tratta di un delitto.
Chi era la vittima
Artan Kaja gestiva un’azienda di movimentazione merci che collaborava con la cartiera. La sera della tragedia, la moglie, preoccupata per il mancato rientro e l’assenza di risposte alle sue chiamate, si è recata personalmente presso il luogo di lavoro del marito. Qui ha scoperto il corpo dell’uomo, riverso accanto a un muletto già parcheggiato nel deposito dove svolgeva attività di movimentazione pallet.
Le sue urla hanno attirato l’attenzione del personale della cartiera, che ha subito allertato il 118. Tuttavia, il personale medico giunto sul posto non ha potuto fare altro che constatarne il decesso.
Artan Kaja lascia la moglie e due figli, gettando nella disperazione una famiglia che ora chiede giustizia per questa tragica perdita.